Consigli utili: La #potatura

Consigli utili: La #potatura

La Potatura

La potatura comprende numerose operazioni che vengono eseguite direttamente sullo scheletro o sulla chioma delle piante arboree per regolare la loro naturale capacità vegetativa e produttiva e conseguire il massimo rendimento economico.
Per le piante da frutto la potatura è più impegnativa e complessa che per quelle ornamentali o da legno; essa tende infatti a raggiungere i seguenti obiettivi:

  • accelerare lo sviluppo dei giovani alberi in modo da raggiungere, entro il più breve tempo possibile, il completamento della struttura scheletrica e il superamento della fase improduttiva;
  • regolare l’equilibrio tra attività vegetativa e produttiva degli alberi adulti, in modo da rendere costante la fruttificazione, migliorare la qualità del prodotto e massimizzare la resa;
  • consentire una più agevole ed economica esecuzione degli interventi colturali.
    Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile che gli alberi si trovino in condizioni fisiologiche tali da reagire tempestivamente e adeguatamente ai vari interventi di potatura; non meno importanti di questa sono perciò le condizioni ambientali favorevoli, la predisposizione genetica delle piante e i criteri di fertilizzazione seguiti

Principali operazioni di potatura

SCACCHIATURA: questa operazione consiste nell’asportare completamente i getti che derivano dallo sviluppo di gemme a legno situate in posizioni non utili all’economia generale della potatura. Essa viene generalmente applicata alle piante in allevamento.

CIMATURA: questo intervento di potatura verde consiste dell’asportare l’apice dei germogli. L’operazione è molto delicata, avendo per oggetto organi in via di accrescimento e quindi fisiologicamente molto reattivi.
Le conseguenze della cimatura sono diverse a seconda del momento in cui viene eseguita: la cimatura praticata precocemente su germogli vigorosi, quando il loro sviluppo è più intenso, provoca un arresto temporaneo della vegetazione, sopprime la dominanza apicale e induce lo sviluppo dei rami anticipati.
Nei vigneti la cimatura viene spesso praticata per limitare lo sviluppo dei tralci che, accrescendosi eccessivamente, possono, con il loro portamento scandente, invadere gli interfilari e intralciare la periodici esecuzione delle operazioni colturali.
Nel caso poi della raccolta meccanica la cimatura dei germogli uviferi è utile per agevolare e migliorare !a qualità del lavoro delle vendemmiatrici. Questo tipo di intervento deve essere però eseguito tardivamente, quando cioè non da più luogo alla formazione di germogli anticipati e quando la eliminazione delle foglie non pregiudica più la nutrizione dei grappoli o la costituzione delle riserve.

DECORTICAZIONE ANULARE: questa operazione consiste nell’asportare dal tronco, dalle branche o dai rami molto vigorosi un anello di corteccia alto qualche millimetro, allo scopo di arrestare il deflusso della linfa elaborata che cosi rimane a disposizione delle gemme, dei fiori e dei frutti presenti al di sopra del punto decorticato.
La decorticazione anulare sì esegue quanto prima possibile a partire dal momento in cui le branche o il fusto sono «in succhio», cioè da quando il cambio entra in attività.
La decorticazione anulare può essere vantaggiosa per le piante molto vigorose in cui si vuole favorire la differenziazione a fiore delle gemme, l’allegagione dei fiori e l’ingrossamento dei frutti. Occorre tuttavia non abusare di questa operazione per evitare un rapido esaurimento delle branche trattate e danni indiretti all’intero albera.
La decorticazione anulare è anche occasionalmente applicata per sfruttare al massimo branche destinate a essere successivamente asportate in quanto male posizionate o soprannumerarie.
Per rendere meno drastici gli effetti negativi di questa operazione si può ricorrere alla incisione anulare che consente una più rapida ricostituzione del sistema conduttore linfatico.

INCISIONI LONGITUDINALI: questo intervento consiste nell’eseguire lunghi tagli longitudinali nella corteccia del fusto e delle branche allo scopo di ridurre la tensione dei tessuti che consegue all’accrescimento diametrale di tali organi, favorendo cosi il loro sviluppo.
In realtà l’intervento, anche se provoca spesso un’immediata contrazione della corteccia lungo le incisioni, non determina poi alcun sostanziale aumento in spessore degli organi trattati, per cui non corrisponde alle aspettative che ne giustificherebbero l’esecuzione.

DIRADAMENTO DEI FRUTTI: questa operazione viene eseguita quando, specialmente in certe annate, la cascola fisiologica non è di per sé sufficiente ad assicurare il raggiungimento di un’adeguata pezzatura dei Frutti e, al tempo stesso, una regalare produzione nell’anno successivo. Quando infatti la fruttificazione è in eccesso, l’accrescimento dei rami e la loro stessa lignificazione risultano Compromessi, così come ridotta è la differenziazione a fiore delle gemme. Il diradamento costituisce una pratica abituale per il pesco e i susini cino-giapponesi, abbastanza frequente per l’albicocco, il melo e il mandarino.
L’intervento deve essere tempestivo: se esso e eseguito troppo precocemente risulta molto efficace ma anche più laborioso e più rischioso, non potendosi ancora valutare, con sufficiente approssimazione, l’entità della cascola naturale; se è eseguito troppo (ardì può portare a una minore produzione e a una pezzatura dei frutti non soddisfacente). Per quanto riguarda l’intensità del diradamento, si deve, in sostanza, valutare preventivamente il potenziale produttivo della pianta e rapportare a questo il numero dei frutti da mantenere sull’albero.
In pratica non esiste un parametro oggettivamente valido per le varie ed eterogenee condizioni biologiche e colturali nelle quali si deve operare. Il criterio dì riferire il numero dei frutti che, dopo il diradamento, devono rimanere su una branca al numero delle foglie o alla reciproca di-stanza lungo i rami presenta molti punti di indeterminatezza che potrebbero essere meglio corretti se l’operazione potesse venire eseguita in più riprese. Circa la scelta dei frutti da asportare, nelle drupacee si sopprimono, in primo luogo, quelli eventualmente inseriti a coppia sugli stessi nodi passando poi a operare lungo i rami; nel melo si tende a lasciare un solo frutto per ciascuna lamburda.
II diradamento è un intervento molto selettivo e deve essere quindi eseguito preferibilmente a mano; tuttavia esso richiede una notevole quantità dì lavoro (per il pesco da 100 a 200 ore/ettaro) ed è quindi economicamente molto oneroso. Questo fatto ha stimolato la ricerca di soluzioni alternative quali il diradamento chimico e quello meccanico.

SFOGLIATURA: questo intervento consiste nell’asportare parte delle foglie per favorire l’insolazione e l’arieggiamento dei frutti prossimi alla maturazione; quando è applicata nel vigneto è detta anche “spampinatura”.
In generale la sfogliatura eseguita in epoca appropriata migliora l’aspetto del prodotto; se invece e eseguita troppo precocemente è dannosa per la fruttificazione in atto e per la differenziazione a fiore delle gemme.
Nel caso della vendemmia meccanica, la sfogliatura può agevolare il distacco degli acini e ridurre le perdile.

TORSIONE: questo intervento consiste nel sottoporre i germogli eccessivamente vigorosi a flessione e a parziale rotazione sul loro asse per indebolirli .

INFRANGIMENTO: questa operazione consiste nell’incrinare un germoglio o un ramo lasciando attaccata e pendente la sua porzione distale . Si tratta, in definitiva, di una operazione meno drastica di un taglio di raccorciamento.

RACCORCIAMENTO E SOPPRESSIONE DEI RAMI: queste due operazioni vengono generalmente eseguite durante il periodo invernale. Esse consistono nell’asportazione della parte distale dei rami (raccorciamento) o nella totale asportazione di questi con un taglio alla base (soppressione), se il raccorciamento è limitato al solo tratto apicale dei rami viene detto spuntatura; se il taglio è praticato invece nel tratto prossimale. al di sopra, di 2-3 gemme, si parla allora di speronatura.
In rapporto all’intensità e alle modalità con cui vengono compiuti gli interventi cesori la potatura si distingue in: ricca, quando comporta I’ asportazione di uno scarso numero di gemme; povera, quando le gemme asportate sono numerose per cui sulle piante ne rimane una quantità limitata; lunga, quando i rami sono appena spuntati; caria, quando sono speronati; mista, quando, come generalmente avviene, gli interventi di spuntatura sono associati a interventi di speronatura e di diradamento dei rami. In pratica, poi, la potatura può essere corta e povera, corta e ricca, lunga e povera, lunga e ricca .
Nelle piante acrotone (che tendono cioè a sviluppare la parte alta della chioma e quella finale dei rami), il raccorciamento sposta il gradiente vegetativo verso la base dei rami, facendo sviluppare anche quelle gemme che altrimenti rimarrebbero quiescenti. Nelle piante basitone, il raccorciamento accentua invece la naturale tendenza al prevalente sviluppo dei germogli basali.
Il raccorcia mento dei rami è più selettivo del diradamento, ma comporta tempi di lavoro relativamente più elevati.
Con il raccorciamento e con il diradamento dei rami si ottiene una riduzione dei «punti di accrescimento» (gemme a legno) complessivamente esistenti sulla pianta; nei due casi gli effetti sono diversi anche quando il numero delle gemme superstiti è uguale: nel caso del diradamento dei rami i germogli sono singolarmente meno sviluppati di quelli che si formano sui rami raccorciati ma lo sviluppo complessivo dei germogli emessi dai rami superstiti è maggiore.
Nelle piante deboli o senescenti il riaccorciamento drastico dei rami consente di ottenere un maggiore rigoglio vegetativo.
Nella potatura degli alberi adulti il raccorciamento o il diradamento dei rami hanno fondamentalmente lo scopo di proporzionare il numero delle gemme a frutto (normalmente esuberanti) alla capacità produttiva delle piante.
Circa le modalità operative, l’esperienza acquisita con la potatura meccanica (che non può eseguire tagli netti e precisi), ha dimostrato la inconsistenza della raccomandazione di eseguire interventi cesori obliqui subito sopra l’inserzione di una gemma. Sui rami la cicatrizzazione dei tagli non presenta in genere problemi.

Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra