Dalla #cantina alla #cascina. Le umili dimore dei #cardinali romani

Dalla #cantina alla #cascina. Le umili dimore dei #cardinali romani

Cercate casa? Magari siete nella lista d’attesa per una casa popolare? Questo di certo non è un problema che attanaglia i pensieri degli eminenti porporati romani. L’articolo del Corriere ci lascia assolutamente sgomenti per non dire indignati. Ufficialmente si professa la carità e la povertà ma in privato regna l’abbondanza.

ROMA- «Ci sarà una trentina di cardinali che vive in appartamenti anche più grandi del mio…», ha detto, sfogandosi venerdì col Corriere della Sera, l’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone. Sarà vero? All’immenso patrimonio immobiliare della Santa Sede, il giornalista Gianluigi Nuzzi, sotto processo per Vatileaks, ha dedicato un capitolo del libro «Via Crucis», con un elenco di inquilini eccellenti, perlopiù cardinali, che a canone zero godrebbero di appartamenti. Uno di questi è il cardinale Ennio Antonelli, 79 anni: secondo «Via Crucis» vivrebbe in una casa — nel Palazzo di San Callisto a Trastevere — la cui superficie lorda è pari a 440, 70 metri quadri.
Il cardinale Ennio Antonelli
Ci risponde al telefono il suo segretario, gentilissimo, che vive anche lui nella casa e definisce «una polemica penosa» questa sulle presunte regge dei cardinali: «Perché le vite che conducono sono normalissime e per niente sfarzose», dice l’uomo. «Tanti di loro sono anziani e allettati. Eppoi la casa dove viviamo noi non è così grande! Non solo: quando il cardinale Antonelli venne ad abitarci, portò con sé i due genitori anziani e la badante. E oggi oltre a me, ci sono anche due suore, un assistente e due giovani seminaristi che studiano qui a Roma. La verità è che sono case antiche, all’inizio del secolo le facevano così e sono difficili da ristrutturare. Nella nostra, ad esempio, c’è solo un attacco del gas. E metà della superficie è occupata da un solo, grande corridoio centrale».
shadow carouselBertone, ecco l’attico al centro delle polemiche
Il francese Paul Poupard
Si favoleggia, però, che nello stesso palazzo di San Callisto un altro cardinale, il francese Paul Poupard (superficie lorda, 442,90 metri quadri), abbia tra le sue pertinenze una cantina delle meraviglie, con vini pregiatissimi: «Non ci sono cantine in questo palazzo», replica il segretario del cardinale Antonelli. «Nei sotterranei ci sono solo i magazzini della Libreria Editrice Vaticana. I cardinali hanno a disposizione delle soffitte. E non credo convenga tenerci dei vini».
Gli altri
Sempre a San Callisto, poi, abitano i cardinali Lozano Barragan (465,61 mq), Stafford (453,63), Vegliò (407,25), Turkson (338,40), ma l’appartamento più grande, pari a 472,05 mq, è abitato dal vicedecano del collegio cardinalizio, Roger Etchegaray, 93 anni: «Il cardinale Etchegaray sta sulla sedia a rotelle», risponde piccato il nostro interlocutore. Insomma, niente lussi né eccessi, anzi nella maggior parte dei casi una vita parca e spesa in compagnia delle devote suorine che li assistono, come l’indiano Lourdusamy, morto un anno fa, che nella casa di Borgo Pio (320,15 mq) ospitava ben sette religiose del suo Paese. E lo stesso fa oggi il cardinale africano Arinze (353,50 mq), sempre a Borgo Pio. Condivide la sua bella casa con le suore.
Esempi di privilegi assurdi
Eppure, nell’altro bestseller all’origine di Vatileaks, il libro «Avarizia» di Emiliano Fittipaldi, non mancano esempi di privilegi assurdi come il «buen retiro» che si autoassegnò il potente cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), con «appartamento e cascina immersi in una ventina di ettari all’interno della tenuta San Giuseppe sulla Laurentina». Una nostra fonte di Curia descrive come «principesca» anche la casa dell’arciprete Angelo Comastri («800 mq a Palazzo dei Canonici, con i quadri di Raffaello alle pareti…») per non parlare de «l’attico e superattico da far invidia a Bertone» del cardinale slovacco Jozef Tomko a Palazzo dei Convertendi di via della Conciliazione. E poi sempre nella stessa via: «I 700 metri quadri del cardinale Sandri» così come le dimore senza prezzo dei cardinali Martino, Saraiva Martins e Joao Braz de Aviz: «Case realizzate negli Anni 30 e 40 con sale del trono e cappelle private come si costruivano per la nobiltà romana», conclude la fonte. «Perché questo erano, per il Concordato, i cardinali: principi del sangue».

Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra