Disoccupazione, teorie economiche, soluzioni

Disoccupazione, teorie economiche, soluzioni

Pubblichiamo la straordinaria Lettera al Direttore apparsa ieri 29 agosto 2015 sul quotidiano La Voce di Mantova.
Perg.mo Direttore,
nel suo libro l’invenzione dell’economia, Serge Latouche dice che in realtà le persone non hanno bisogno di lavoro ma di mangiare, ripararsi sotto un tetto, vestirsi e altro. L’economia e il lavoro sono invenzioni dell’uomo ma, in realtà, i bisogni fondamentali sono la vera necessità. In seguito all’invenzione dell’economia sono nate molte teorie che hanno cercato di spiegare, se non di inventare, le leggi che regolano questo settore. In base a queste teorie sono state fatte azioni, leggi, studi per risolvere i problemi sociali ed economici che oggi affliggono la gran parte delle Nazioni. Per mezzo di queste teorie si è cercato di capire le cause di problemi come la disoccupazione, dandone poi delle soluzioni che si sono rivelate totalmente inefficaci, se non controproducenti. Abbiamo visto due economisti bocconiani, Alesina e Ardagna, affermare che il rigore e l’austerità sono i mezzi e le misure per far crescere l’economia chiamandola “austerità espansiva”. Altri due economisti, Reinhard e Rogoff, hanno presentato uno studio secondo il quale un’economia è sana quando il rapporto Debito/Pil non superi il 60%; attualmente noi siamo al 130%. Tutti questi calcoli sono stati successivamente esaminati da uno studente di Harvard per la sua tesi e si sono dimostrati completamente errati. Però le considerazioni di Reinhard e Rogoff sono state prese sul serio dalla Troika tanto da diventare la linea seguita per sanare l’economia con i risultati che tutti vediamo. Recentemente un economista americano, il Professor Ravi Batra, ha dimostrato le cause della sua azione usando anch’egli una teoria economica, detta SD (supply/demand= domanda e offerta), sostenendo che un’economia sarà in equilibrio quando la domanda eguaglierà l’offerta; se l’offerta eccede la domanda si avranno beni invenduti, le aziende dovranno licenziare, l’economia si contrarrà. Per cui la soluzione sarà fare in modo che la domanda cresca, cioè dare più capacità di acquisto alla gente. Le crisi che sono state fino ad oggi sono state proprio causate da un disallineamento tra produttività e salari, cioè, mentre il valore dei beni prodotti aumentava, oppure il costo di produzione diminuiva, i salari non seguivano queste variazioni col risultato di avere un divario crescente tra produttività e salari. Il professor Ravi Batra, per dare una soluzione si è rifatto a una teoria socio-economica ideata nel 1965 da un pensatore indiano P.R.Sarkar che la chiamò teoria della utilizzazione progressiva (PROgressive Utilization Theory= PROUT). In Italia questa teoria viene studiata da circa 40 anni da un istituto di ricerca (IRP – Istituto di Ricerca Prout) che si propone di mettere in pratica i principi PROUT risolvendo i problemi sociali ed economici attuali. Quali sono le proposte dell’istituto di ricerca PROUT per risolvere il problema della disoccupazione?
È chiaro che nella crisi economica attuale, dove molte persone, circa il 10% della popolazione italiana è sotto il livello di povertà, cioè non riesce a procurarsi neanche il cibo per sopravvivere, la prima necessità sarà quella di provvedere a tutti almeno il cibo. PROUT dice anche che come minime necessità ci sono poi l’abitazione, il vestiario, le cure mediche, l’educazione: il primo passo per riequilibrare l’economia sarà quindi quello di pianificare il territorio in modo che da esso si ricavino le minime necessità, cioè rendere il territorio autosufficiente per queste cose basilari. La pianificazione si attua al meglio quando il territorio è di dimensione non troppo vasta e omogeneo per cultura, tradizioni, caratteristiche del suolo, sistema idrogeologico e clima. PROUT propone di dividere il territorio in zone economiche autosufficienti secondo le caratteristiche di cui sopra. In ogni zona si censiranno le risorse e i bisogni della gente: l’economia della zona dovrà far incontrare domanda e offerta utilizzando le risorse fisiche e la manodopera locale. In questo modo, dopo un adeguato periodo, la disoccupazione, secondo quanto detto dal professor Ravi Batra, diminuirà e potrà anche essere eliminata, malgrado alcune teorie economiche dicano che questo non può essere possibile. Quale dovrebbe essere la dimensione ottimale di queste aree o zone autosufficienti? Esse possono variare da una zona con un minimo di 5.000 abitanti fino a un territorio delle dimensioni di una provincia media. Attualmente vengono molto usati gli ATO, ambiti territoriali ottimali, che in genere vengono determinati direttamente su una carta geografica, senza riferimento alle caratteristiche della popolazione che le abita, spesso accorpando zone di pianura con zone di città e zone di montagna; a volte zone ricche con zone povere, e così via. Così si creano delle zone internamente disomogenee con vari problemi da risolvere e ciò ne complica la gestione. Quindi il primo grosso lavoro sarà quello di dividere il territorio italiano in zone omogenee e questo richiederà un certo tempo. Già ora si sta cercando di abolire le province e rideterminare gli ATO; senza voler addentrarsi in considerazioni su quanto la politica sta facendo, bisognerebbe fare queste divisioni adottando i criteri di omogeneità sopra visti. In tal modo una zona presenterebbe solo una tipologia di problemi da risolvere e ciò semplificherebbe la ricerca della soluzione. Sempre nella visione PROUT di dare a tutti le minime necessità, si dovrebbe all’inizio sviluppare l’economia di base e in particolare l’agricoltura: oggi l’agricoltura in Italia è coperta a malapena dal 5% della popolazione, mentre dovrebbe impiegare attorno al 30% della popolazione. Infatti dall’agricoltura non ricaviamo non solo il cibo, ma anche fibre tessili, materiali da costruzione come i materiali per coibentazione degli edifici, materie prime per scarpe, borse, cinture, eccetera. Anche molti medicinali sono di origine vegetale: possiamo quindi dire che gran parte dei bisogni primari possono essere coperti dall’agricoltura. La teoria PROUT non è per il ritorno al passato o per il rigetto della tecnologia, anzi, PROUT è incentivo alla ricerca in tutti i campi, quello agricolo in primis, ma anche quello industriale, rispettando però la natura, l’ambiente, la salute delle persone, i diritti degli esseri umani ma anche degli animali. L’economia PROUT si basa sulla cooperazione tra le persone, sulla solidarietà, sull’etica e la moralità. Per questo propone un sistema educativo innovativo chiamato “educazione neo-umanistica”. Ma di questo parleremo prossimamente.

Franco Bressanin e Tarcisio Bonotto
IRP – Istituto di Ricerca Prout

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