#Etichette #Alimentari, ma come si leggono? – Terza parte

#Etichette #Alimentari, ma come si leggono? – Terza parte

Riprendiamo con la terza puntata la nostra inchiesta sulle etichette alimentari, questa parte inizia con un argomento per noi molto sentito, che è appunto la provenienza dei prodotti. Insieme per la Terra si batte proprio per avere una etichettatura chiara e completa, compresa l’indicazione di provenienza degli elementi che compongono il prodotto. Questo per chiarezza e correttezza nei confronti del consumatore, che in questo modo può scegliere se acquistare o meno l’uno o l’altro prodotto. Se questa regola vale per la vostra automobile, che sapete bene dove è stata costruita, perchè non deve valere anche per ciò che portate alla bocca?

Una informazione per noi fondamentale e che dovremmo tutti imparare a tenere in considerazione come prima tra tutte le altre è la provenienza del prodotto: il nome del produttore, la sua sede e quella dell’impianto di produzione o confezionamento (se diversa) devono sempre apparire in modo chiaro e leggibile sulle etichette.

Queste informazioni sono, per noi consumatori, molto importanti, se non addirittura fondamentali: da qui possiamo infatti rintracciare la filiera, sapere quanto distante da noi è stato prodotto un alimento e poterci informare sull’affidabilità del suo produttore. Nel caso ci si trovasse davanti ad un prodotto difettoso possiamo (e dobbiamo!) inoltre segnalare agli organismi competenti il lotto di produzione, che è la vera carta d’identità del prodotto, grazie alla quale si può risalire alla sua provenienza.

ETICHETTE INGANNEVOLI O FUORVIANTI

L’Articolo 2 del Decreto Legislativo 109/92 recita: Art. 2. Pubblicità 1. L’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari non devono indurre in errore l’acquirente sulle caratteristiche del prodotto e precisamente sulla natura, sulla identità’ sulla qualità, sulla composizione, sulla quantità, sulla durabilità, sul luogo di origine o di provenienza, sul modo di ottenimento o di fabbricazione del prodotto stesso.”. Spesso però purtroppo questa regola non viene seguita: è il caso delle etichette ingannevoli o fuorvianti. Una etichetta può risultare fuorviante o ingannevole nel caso in cui, la sua descrizione “ecceda” sulle caratteristiche reali del prodotto o gli attribuisca proprietà ed effetti che non possiede (ad esempio quando leggiamo “rinvigorente”, “snellente” o “dimagrante”).

Un’altra cosa che può trarre in inganno il consumatore è quando si suggerisce che un prodotto possiede caratteristiche particolari che in realtà sono proprie di tutti i prodotti simili (come ad esempio il contenuto di calcio nel latte o nei formaggi) oppure se gli si attribuiscono proprietà nutrienti o curative che in realtà non possiede.

Un discorso a parte meritano invece le immagini ingannevoli sulle confezioni dei prodotti: il sito “pundo3000” in lingua tedesca ne ha elencati un buon numero, non credo sia aggiornato, ma le foto sono tutt’ora valide, se avete voglia di verificare voi stessi, questo è il Link diretto, io l’ho trovato molto veritiero, alcuni prodotti sono l’equivalente tedesco dei nostri ed hanno nomi differenti, ma il contenuto è lo stesso.

Un’altra cosa su cui fare attenzione: le etichette nutrizionali devono essere sempre riferite a 100 g o 100 ml di prodotto e, solo facoltativamente, anche a quantità inferiori. Quindi fate bene attenzione! Quando leggete che un prodotto non contiene grassi o contiene pochi zuccheri, a quale quantità si sta facendo riferimento o meglio “pochi” rispetto a cosa?. In ogni caso, anche se la dicitura e la quantità è riportata correttamente, non facciamoci ingannare da scritte come “solo 20 kcalorie per 100 ml di prodotto”: se ci pensiamo bene, infatti, a seconda del prodotto in oggetto non sono poi così poche!

Un ulteriore modo per trarre in inganno i consumatori è la lista degli ingredienti: come vi abbiamo già spiegato gli ingredienti sono elencati in ordine della loro proporzione nel prodotto. Questo significa che i primi 3 ingredienti sono quelli che noi principalmente abbiamo acquistato. Proprio per questo molte aziende dividono gli zuccheri presenti tra molti ingredienti che difatto hanno le stesse proprietà, così che le quantità non compaiano nei primi tre dell’elenco. Per fare un esempio congruo, le bevande gassate (tipo la Coca cola e similari) potremmo trovare una lista che contiene una combinazione di saccarosio, fruttosio, zucchero di canna, destrosio, estratto di stevia ed altri zuccheri, senza che nessuno di essi sia presente nelle prime posizioni dell’elenco; poi se andiamo a far bene i conti, quel prodotto contiene più zuccheri di tanti altri e se l’etichetta fosse “sincera” (in senso morale) dovremmo trovare “zuccheri” come primo elemento, ma a quel punto, verrebbe ancora venduta a tali volumi? Ne parlammo in un nostro articolo nel mese di Agosto 2016: Bugie rivestite di #zucchero: come le Lobby Alimentari distruggono la #salute nella UE

Un paio di esempi chiari per essere critici e non farvi ingannare:

  • Se leggete che il prodotto è a basso contenuto calorico deve avere meno di 40 kcal per 100 grammi, o meno di 20 kcal per 100 millilitri.
  • Se leggete che il prodotto è a ridotto contenuto calorico il valore energetico deve essere ridotto di almeno il 30% rispetto agli altri prodotti delle stessa categoria e si devono indicare le caratteristiche che hanno provocato questa riduzione, ovviamente in rispetto al peso (deve sempre essere riferito ai gia detti 100 grammi o 100 millilitri) se no è troppo semplice.
  • Se leggete senza zuccheri aggiunti tra gli ingredienti non deve essere presente nessuno di questi dolcificanti: saccarosio, glucosio, lattosio, maltosio, fruttosio, destrosio, sciroppo di glucosio, estratto di stevia, né altri prodotti con proprietà dolcificanti (es. Miele).
  • Se leggete senza zuccheri il prodotto non può avere più di 0,5 grammi di zucchero per 100 grammi o 100 millilitri.

TABELLA NUTRIZIONALE

etichetta

La tabella nutrizionale non è obbligatoria, ma lo è diventata negli ultimi anni, da quando gli acquirenti sono diventati più attenti e da quando la pubblicità del prodotto riporta particolari caratteristiche nutrizionali.

La tabella nutrizionale deve indicare il valore energetico e la quantità di carboidrati, proteine e grassi. A questi possono aggiungersi zuccheri, acidi grassi saturi, fibre alimentari e sodio. In alcuni casi si possono indicare le quantità di altri nutrienti, come le vitamine e alcuni sali minerali. L’importante è che la tabella sia chiara e non fuorviante, non crei sospetti sulle caratteristiche nutrizionali di altri alimenti, non incoraggi un uso smodato di quel prodotto, non affermi o sottintenda che le stesse sostanze non possano essere fornite da una dieta varia ed equilibrata.

Torna alla seconda parte – Continua…

Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra