La truffa italiana dell’olio extravergine della multinazionale spagnola Deolo

La truffa italiana dell’olio extravergine della multinazionale spagnola Deolo

Da mesi sia noi che i nostri Amici abbiamo segnalato pubblicamente l’incredibile discrepanza tra il prezzo sullo scaffale di una normale bottiglia di olio extravergine e bottiglie di alcune note Aziende. Dopo il disprezzo ricevuto da alcuni lettori e dopo le accuse insensate di non riuscire a fare i conti in tasca causa incapacità imprenditoriale apprendiamo di importanti indagini di truffa sull’olio spacciato per extravergine.
L’articolo de Il Secolo XIX appare non solo sconcertante ma descrive come la multinazionale Deolo possa agire industurbata sul mercato spacciando, grazie ad una buona capacità pubblicitaria, olio straniero per italiano, olio di oliva per extravergine.

Olio venduto come «extravergine» che in realtà non lo era. Si trattava di semplice olio d’oliva, meno pregiato e soprattutto meno costoso. Lo ha scoperto la procura di Torino dopo aver fatto analizzare dei campioni di bottiglie prelevate nei supermercati dai carabinieri del Nas dal laboratorio dell’Agenzie delle dogane e dei monopoli.
Tra le aziende indagate ce n’è anche una ligure, anche se per ora non ne è stato rivelato il nome.
L’indagine è partita dopo la segnalazione di una testata giornalistica specializzata, Test Magazine, e anche annunciata da Altroconsumo. Il pm Raffaele Guariniello ha iscritto sul registro degli indagati per frode in commercio i responsabili legali di sette aziende produttrici di olio: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia. E’ stato informato dell’indagine anche il ministero delle Politiche agricole.
Le analisi disposte dalla procura di Torino sono state eseguite dopo la segnalazione pervenuta lo scorso giugno dal mensile dei consumatori che aveva fatto analizzare 20 bottiglie di olio extravergine tra le più diffuse nei supermercati italiani: 9 oli su 20 erano stati bocciati all’esame organolettico eseguito dal Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
A Guariniello era quindi pervenuto un esposto per ogni etichetta. Per essere classificato come extravergine, l’olio deve rispettare parametri chimici (ad esempio un contenuto di acidità libera inferiore a 0,8 gr/litro) e organolettici. Questi ultimi vengono rilevati nel cosiddetto «panel test», obbligatorio per legge: viene effettuato da un gruppo di esperti allenati all’assaggio degli oli che ne valutano e certificano sapore, colore, odore e aspetto. Le differenze sono poi, chiaramente, anche di prezzo: l’olio extravergine è più caro (anche molto più caro) dell’olio di oliva vergine.
Va sottolineato che Carapelli, Bertolli e Sasso (quest’ultimo antico marchio ligure ma che non ha più alcun rapporto diretto con la nostra regione) sono marchi della multinazionale spagnola Deolo, che insieme ad altre controllate tiene in mano il 50% del mercato oleario italiano e il 22% di quello mondiale.

Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra