Come si fa a investire se i #prezzi sono bassi?

Come si fa a investire se i #prezzi sono bassi?

Apri una rivista del settore o guardi una trasmissione televisiva e subito ti sale il “sangue” al cervello. Tutti parlano di innovare, sia che parliamo di metodi di lavorazione sia che parliamo di attrezzature utilizzate. Per innovare serve appunto tempo e, sopratutto, grandi risorse economiche. Ma se il prezzo dei nostri prodotti copre (forse) a malapena i costi di produzione come possiamo pensare di affrontare nuovi percorsi? Non è questione di prudenza o di voglia di fare, ma bensì di mancanza di risorse economiche.

L’articolo di Roberto Bartolini è sicuramente condivisibile relativamente ad un continuo miglioramento a cui deve essere rivolta l’attività dell’agricoltore, ma del tutto economicamente irrealizzabile sul lato pratico.

Dice Carlo Panettieri: «Se non aumentano i prezzi, tutte queste mappature non servono a niente». Ribadisce Nicola Riccardi: «Se continuiamo con questi prezzi, altro che mappature…».
Sono solo due commenti al post su Facebook relativo al nostro articolo sui sistemi per la mappatura della tessitura del suolo.
Ma nei giorni scorsi sul Nuovo Agricoltore abbiamo anche documentato con foto e video che con la minima lavorazione e lo strip-till, al posto di arature ed erpicature, si ottiene un letto di semina perfetto per seminare il mais, risparmiando sul gasolio e sulle ore lavoro, senza dimenticare che così facendo aumenterà anche la fertilità del suolo (vedi articolo). Eppure, anche in questo caso un tale “Mimmo Granoduro” commenta sempre su Facebook: «È ora di finirla nel promuovere modelli agronomici all’insegna della vendita e promozione di nuovi mezzi tecnici come se questi glieli regalassero agli agricoltori, i prezzi sono scesi ai minimi storici».
Cari amici agricoltori, ancora una volta parliamo dei prezzi…!? Sì, sono bassi, ma né quest’anno né domani né dopodomani ci sarà un Mago Merlino che con la bacchetta magica li farà rialzare. Mettiamoci in testa una volta per tutte che i prezzi di cereali e delle oleaginose sono e saranno sempre “volatili”, tante e tali sono le situazioni contingenti, lecite e non, che ne determino in maniera globale gli andamenti.
Quindi, per favore, basta parlare di prezzi!
L’agricoltore deve produrre e deve fare per bene i conti relativi al suo percorso agronomico.
Chi non si mette in discussione è perduto per sempre
Frequentiamo settimanalmente questo settore da svariati decenni, e sappiamo bene che ogni agricoltore ritiene di produrre il massimo possibile sulla sua terra. È proprio questo l’errore fatale che lo fa star fermo.
Colui che invece si mette in discussione, cambia e innova pian piano qualcosa rispetto a quello che ha sempre fatto, anno dopo anno progredisce nelle rese.
Con i prezzi attuali e forse futuri, l’unica strada è aumentare la produttività dell’ettaro coltivato.
Produrre di più: ma come si fa?
Per aumentare la propria produzione, occorre prima di tutto sapere dove e come la nostra terra può darci di più. Infatti, l’agricoltore crede di conoscere a fondo la sua terra, ma non è affatto così.
Chi ha speso un po’ di euro e ha investito sulla conoscenza del proprio suolo attraverso il sistema di mappatura che abbiamo presentato in questo articolo, oggi si è ricreduto e dice: «Non immaginavo che in quelle zone il terreno cambiasse così tanto!». E la stessa affermazione l’aveva fatta dopo che la mietitrebbia aveva mappato la produzione di mais 2016.
I soliti buontemponi affermano: «Mappare la produzione, che follia…». Invece, ecco che la mappa indica che la media di 130 quintali all’ettaro è fatta di aree che danno 150 quintali e anche di più e altre che ne danno 70 o anche meno.
Dice sempre l’agricoltore innovatore: «Non mi aspettavo differenze così macroscopiche! Allora andiamo a vedere perché laggiù la resa cala». Ecco, quando l’agricoltore reagisce così è davvero sulla buona strada e può imboccare finalmente un nuovo percorso agronomico per razionalizzare l’uso dei mezzi tecnici e quindi anche i costi.
Avaro agricoltor non fu mai ricco
Insomma, produrre di più è possibile, ma solo innovando: nelle attrezzature, nelle sementi, nei concimi, nei diserbi, nell’irrigazione, nell’informatica, nella precisione, nel fare bene i conti. Chi innova spende quasi sempre bene i suoi soldi, perché un vecchio detto scritto sul muro di una casa colonica diceva: “Avaro agricoltor non fu mai ricco”.
Non immaginate quanti quintali “inespressi” lasciamo ogni anno nei nostri appezzamenti perché non abbiamo avuto il coraggio di cambiare qualcosa.
Fermiamo l’acquisto compulsivo del nuovo trattore
Una raccomandazione in chiusura: per favore, smettiamola di buttare via soldi, come si è fatto per decenni, per comprare il trattore nuovo solo per far bella figura col vicino. Perché con quello usato potevamo andare avanti ancora per anni.
Ci lamentiamo che mancano i soldi… Ma quanti euro buttati al vento quando era più ben più opportuno spenderli per sostituire attrezzature obsolete che sprecano seme, concime e chimica. Non è propaganda commerciale, perché con quelle vecchie e imprecise attrezzature che vediamo tutti i giorni in campo, si perdono soldi e si produce di meno.
Ma è ancora una volta questione di mentalità e di saper fare i conti. Che non vuol dire guardare le entrate e le uscite del conto corrente.

Punto fermo, secondo il nostro pensiero associativo, è la realizzazione di una adeguata politica dei prezzi nel medio – lungo termine; solo in questo caso l’agricoltore potrà programmare una piccola o grande innovazione nella propria azienda agricola.

Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra