Sognando il Made in Italy per un’Italia che fa bene agli italiani

Sognando il Made in Italy per un’Italia che fa bene agli italiani

La presente crisi investe ogni settore della nostra società ed economia. Non è una crisi puntiforme ma di sistema e come tale dovrebbe essere trattata e risolta. La Globalizzazione Economica introdotta in Italia dal 2001, se dapprima ha disgregato il sistema produttivo, con la liberalizzazione del commercio, l’apertura incondizionata delle frontiere, la delocalizzazione delle aziende italiane, l’iniqua concorrenza con paesi a diverso livello di sviluppo e standard di vita, recentemente ha provocato la sua completa degenerazione.
Dal 2001 ad oggi infatti hanno chiuso, secondo Cerved, 270.000 aziende agricole e 600.000 imprese produttive e commerciali. Si può perciò parlare di ripresa senza la riattivazione delle attività produttive?
Ci si chiede perciò quali misure dovremmo intraprendere per la ripresa socio-economica del nostro paese, e fornire i mezzi per la sussistenza e lo sviluppo. Sappiamo che è possibile ristabilire gli equilibri perduti con un progetto integrato e una visione lungimirante.
Dal dibattito è emerso che la ripresa è possibile a partire dalle risorse presenti sul territorio. L’Italia non è ricca in risorse minerarie, ma ha notevoli potenzialità agricole. Perciò è necessario partire dalla ripresa della produzione agricola, la collegata industria agro-alimentare e agrico-alimentare che produce i macchinari necessari. La clausola fondamentale per la piena occupazione è l’autosufficienza economica dell’Italia.
Per questo è necessario formare la popolazione al consumo di prodotti locali, 100% Made in Italy, per ragioni di salubrità e per favorire l’occupazione. La filiera più agevole da affrontare è quella agroalimentare, individuata per questo come il primo settore su cui intervenire. Essa può fare da “apripista” ai prodotti dell’artigianato e dell’industria del territorio.
Gli Amministratori locali giocano un ruolo fondamentale nella formazione di una coscienza sociale ed economica dei propri cittadini.
La tradizione oggi non ci viene più in aiuto, i tempi sono cambiati, è il tempo della razionalizzazione dei consumi e della produzione, della pianificazione e della cooperazione coordinata, non subordinata.
Il Trattato di libero scambio tra USA ed UE, il TTIP, rischia di far collassare definitivamente la struttura socio-economica italiana. Se ci organizziamo sul territorio iniziando da progetti locali, potremmo resistere e vivere dignitosamente, noi e anche i/le nostri/e figli/e.
Per questo riteniamo necessario siglare un patto tra consumatori e produttori.
Chiediamo agli Amministratori locali un impegno per la formazione dei propri cittadini al consumo del 100% Made in Italy, la cooperazione tra i produttori per fare fronte alla domanda locale e italiana oltre a contattare il legislatore per l’etichettatura completa dei prodotti, includendo luogo d’origine e la tracciatura delle lavorazioni.

Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra

Tarcisio Bonotto
Presidente Istituto di Ricerca Prout

Giorgio Bissoli
Presidente Azione Rurale

Gianni Fabbris
Movimento del Riscatto