DDL sul caporalato: Non ci siamo…

DDL sul caporalato: Non ci siamo…

Non ci siamo…

Ancora siamo fuori obiettivo, non è con l’inasprimento delle pene che possiamo fermare la mafia, ancora questo non l’hanno capito in quel di Roma Capitale, leggiamo insieme questi passaggi e commentiamoli:

Fonte articolo: Mipaaf – Il Senato approva il disegno di legge contro il caporalato in agricoltura

LE PRINCIPALI NOVITA’ DEL DDL 
INASPRIMENTO DEGLI STRUMENTI PENALI: CONFISCA DEI BENI E RESPONSABILITA’ DEL DATORE DI LAVORO

Con l’intervento normativo si stabiliscono nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti. In Senato è stato introdotto l’allargamento del reato anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l’applicazione effettiva della norma. La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento. 

IPLT: Beh, meno male che lasciano continuare a lavorare! Comunque non ci siamo, mentre loro fanno i controlli, l’azienda agricola andrà a rotoli. Le messi marciranno sui campi e non si riuscirà a vendere il poco che s’è raccolto.

RAFFORZATA LA RETE DEL LAVORO AGRICOLO DI QUALITA’

Viene rafforzata la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata nel 2014 con il provvedimento Campolibero e attiva dal 1 settembre 2015. Con la norma si estende l’ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l’immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l’impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. Allo stesso tempo si stabilisce l’estensione dell’ambito delle funzioni svolte dalla Cabina di regia della Rete stessa, che è presieduta dall’Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni.

IPLT: “Lavoro agricolo di qualità”, sembra lo slogan della pubblicità dei biscotti. Il lavoro agricolo è fatto di fatica, molta e redditività bassa, veramente bassa, sopratutto con le continue spinte al ribasso che arrivano dal mercato diretto dalla GDO, che la fanno arrivare anche a zero! Quando si vende AL BANCO DEL SUPERMERCATO l’anguria a 8 centesimi al KG, quanto vuoi che gli lascino all’agricoltore? Forse, se va bene un paio di centesimi al KG! E loro parlano di “Lavoro agricolo di qualità”?

Lasciate da parte il marketing quando parlate con questa gente che fatica ogni santo giorno che Dio mette in terra e andate a parlare con gli agricoltori con il cappello in mano, con umiltà e fatevi spiegare come diavolo fanno a fare tutto con quella miseria che gli resta!

Venite a parlare di caporalato come se fosse colpa del settore se esiste, invece è esattamente il contrario! E’ la mancata tutela del mercato da parte delle istituzioni che, per effetto domino, ha dato spinta al fenomeno. Invece inaspriscono continuamente le pene, spendendo anche un sacco di soldi in controlli, che leggiamo sono stati aumentati in numero:

“Negli ultimi dodici mesi – prosegue Martina – abbiamo alzato il livello di risposta dello Stato contro i caporali. I controlli sono aumentati del 59% in un anno, sono operative task force nei territori a rischio dove le ispezioni vengono portate avanti da ispettori del Lavoro insieme a Carabinieri e Corpo forestale. Nelle prefetture abbiamo creato specifiche cabine di regia che con la collaborazione del terzo settore stanno gestendo azioni di accoglienza e assistenza ai lavoratori immigrati. C’è tanto da fare, ma da parte nostra la determinazione è massima”.

Se invece usassimo questi danari per abbassare le tasse sul lavoro agricolo, l’agricoltore non avrebbe più ragione di accettare il lavoro dal caporale, perchè quello legale costerebbe pressochè lo stesso o poco più. Voi rischiereste galera e fallimento della vostra azienda se la differenza tra legale e illegale fosse di pochi euro al giorno?
Snellire la burocrazia, evitando di dover pagare “dazi” burocratici alle Sindacali, magari creando un portale su Internet, dove si possono registrare i lavoratori stagionali con contratti settimanali, pagati con bonifico (quindi tracciabile) o con i Voucher, così da fare emergere il sommerso, con un costo del lavoro minimo in termini di tasse e adempimenti INPS, INAIL, etc. Un portale semplice, senza troppi paroloni, senza troppi termini in politichese, semplificazione, una cosa che NESSUNO in Italia, di nessun Governo si è mai veramente messo a fare. Ci aveva provato Berlusconi anni fa senza riuscire a fare molto purtroppo (quando Calderoli era il Ministro della semplificazione).

La strada da seguire non è quello del bastone. Attenzione: va assolutamente fermato e sradicato il fenomeno mafioso del caporalato, ma non agendo su chi lo subisce che non sia il lavoratore, perchè anche l’imprenditore agricolo è, delle volte, obbligato a farne uso per restare sul mercato. Voi che siete a Roma, siete voi che dovete fare delle leggi che vengano in contro a chi le tasse le paga, se si vuole che continuino a farlo. Se non è possibile regolare il mercato per via delle leggi Europee sulla “libera concorrenza” (mi fa un pò ridere questa frase), almeno agite la dove ancora siamo sovrani: La tassazione. Fate come hanno fatto nei paesi emergenti dell’Est Europa, abbassate le tasse sul lavoro agricolo per dare ossigeno al settore, ma forse lo slogan “Abbiamo abbassato le tasse” lo può pronunciare solo Renzi quando fa la sua quasi quotidiana campagna elettorale.

Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra