Il TTIP manderà a “puttane” l’agroalimentare italiano

Il TTIP manderà a “puttane” l’agroalimentare italiano

Vi siete mai domandati cosa indica la sigla TTIP e in cosa consiste? Pubblichiamo la Lettera al Direttore della Gazzetta di Mantova del Direttore del Consorzio agrituristico mantovano Marco Boschetti.

Durante la Fiera Millenaria di Gonzaga molti sono stati i dibattiti sull’agricoltura, come quello sui prezzi agricoli, determinante per la gestione delle aziende. Difatti la crisi, già pesante da alcuni anni, non è causata dalle notevoli capacità produttive delle campagne e degli agricoltori mantovani, ma dalla fissazione dei prezzi agricoli da parte di mercati che agiscono solo in funzione del massimo sfruttamento di ogni risorsa umana ed economica.
La crisi dei redditi agricoli non è risolvibile se non si interviene sul nodo cruciale dei mercati. Una delle minacce che va senz’altro ad aggravare una situazione già difficile è costituita dalla discussione, peraltro molto clandestina a livello ufficiale, del Ttip, il trattato transatlantico tra Unione Europea e Stati Uniti d’America.
A tal proposito, è utile ricordare alcune considerazioni di Monica Di Sisto, docente alla Pontificia università Gregoriana e vicepresidente dell’associazione Fairwatch, relatrice al convegno di martedì 8 settembre. La Di Sisto ricordava che i giganti Usa sono interessati ad abbattere regole e controlli per via commerciale, facendo finta di non accorgersene.
Per farlo e per giustificare questa operazione sono disposti a tutto: in un dossier depositato alla Camera dall’ex ministro all’agricoltura Paolo De Castro, in occasione della sua audizione per l’indagine conoscitiva che la Commissione sta svolgendo sul Ttip, si legge che “recenti studi d’impatto hanno stimato che a una riduzione
del 25% delle barriere non tariffarie, accompagnata dall’azzeramento delle quote tariffarie, corrisponderebbe un aumento dei volumi scambiati tra i due player superiore al 40% con un incremento delle esportazioni europee verso gli Usa di circa il 120%”.
Questo dato ha confortato l’ottimismo di decine di politici, associazioni di categoria, lobby, giornali che l’hanno riportato con clamore. Peccato che sia sbagliato perché se risaliamo la filiera, dalla citazione fino all’originale, cioè al rapporto della direzione generale degli Affari interni del Parlamento europeo, leggiamo invece che “le esportazioni europee verso gli Usa aumenterebbero di circa il 60%, mentre le importazioni Ue dagli Usa aumenterebbero di circa il 120% entro il 2025”, cioè l’esatto contrario di quanto sostenuto dai supporter nostrani del trattato.
Una manna per chi aspetta a braccia aperte prodotti agricoli a prezzi stracciati come quelli che arriveranno dagli Usa, costi quel che costi. Senza dimenticare che in cambio di una labile promessa di una prima protezione dalla contraffazione di un piccolo numero dei prodotti di punta del Made in Italy agroalimentare italiano protetti dalle indicazioni geografiche nel mercato statunitense, noi vedremo circolare liberamente sui nostri scaffali il parmesan, ma anche mozzarella, asiago, fontina e gorgonzola made in Usa, perché negli Stati Uniti vengono considerati nomi comuni, cioè parole come scarpa o libro, senza una storia o una tradizione specifica, che entreranno in diretta concorrenza con le nostre produzioni. Ma c’è di più: andando a saturare il mercato europeo, i prodotti e le materie prime statunitensi ridurranno anche dal 30 al 60% le nostre esportazioni verso i Paesi europei, che per i due terzi delle imprese dell’agroalimentare italiano, quelle che negli Usa non possono o non vogliono andarci, sono l’unico mercato estero raggiungibile, con un danno al momento non quantificato, ma certo ingente.
Monique Goyens, direttore generale di Beuc, coordinamento che rappresenta le associazioni dei consumatori a Bruxelles, in un recente convegno a Ferrara ha chiarito che anche se il Ttip viene presentato come un trattato commerciale, in realtà, creando un unico mercato, avrà un impatto sulla legiferazione nei vari stati sulle due sponde dell’Atlantico e che come viene detto nel dibattito pubblico statunitense, il suo principale obiettivo è la riduzione dei costi per le aziende esportatrici, non per i consumatori. E ciò avviene a scapito della tutela dell’ambiente o della salute e sicurezza dei cittadini europei. E le proposte europee di accordo che anche la Commissione ha di recente pubblicato vanno in questa chiara direzione a conferma di una diffusa subalternità.
Il Consorzio agrituristico mantovano è sempre più impegnato a sostenere un’attività agricola che sia agroalimentare, di soddisfazione per i produttori e i consumatori e a lottare contro ogni manipolazione, sfruttamento e subalternità.

La nostra Associazione concorda perfettamente con questa posizione.

Dr. Nicola Gozzoli
Presidente Insieme per la Terra