Riso – Altra #etichettatura inutile, altra occasione #sprecata

Riso – Altra #etichettatura inutile, altra occasione #sprecata

Di qualche giorno fa il comunicato stampa sul sito del MIPAAF, dove si annuncia l’ennesimo “trionfo di italica intelligenza” con la proposta di Martina dell’etichettatura obbligatoria come prevista dal 29 aprile, per il latte e derivati.

“Vogliamo introdurre – ha dichiarato il Ministro Martina – l’obbligo di indicazione dell’origine del riso in etichetta. Lo chiediamo a livello europeo e, in accordo con il Ministro Calenda, siamo pronti a sperimentare questo strumento in Italia. Oltre l’80% dei cittadini che hanno partecipato alla nostra consultazione pubblica ci chiede informazioni chiare sulla provenienza di questo prodotto. Per rispondere alla crisi del riso che sta mettendo in difficoltà migliaia di agricoltori in tanti nostri territori chiediamo alla Commissione Ue di fermare le importazioni a dazio zero che hanno creato uno squilibrio di mercato evidente, peraltro senza generare effetti positivi per i piccoli produttori dei paesi asiatici dai quali importiamo. Chiediamo l’attivazione urgente della clausola di salvaguardia. Allo stesso tempo siamo pronti ad estendere anche al settore risicolo la sperimentazione dell’assicurazione agevolata salva ricavi, come fatto per il grano. Può essere uno strumento concreto di protezione del reddito a fronte di forte oscillazioni dei prezzi delle materie prime. Per sostenere il settore investiremo 2 milioni di euro sulla promozione delle qualità del riso”. 

A detta sua, questa normativa dovrebbe arginare, rendendo il consumatore libero di scegliere, la profonda crisi in cui è stato gettato il settore del riso da quando Bruxelles, che non perde occasione per applicare leggi ed accordi con Stati d’ogni genere, che vanno contro ad ogni principio di gestione del mercato intero, hanno permesso l’ingresso di riso a dazio zero, senza limite di quantità, dai paesi PMA.
Analizzando i motivi di questa crisi, si delinea sempre più l’incapacità o il dolo che questa Unione Europea applica ad ogni azione che compie verso il mercato “Extra EU”. Permette ingressi indiscriminati ed incontrollati di ogni genere, senza pensare che questo disintegrerà i nostri mercati interni. Incapaci perchè, pur di appuntarsi la medaglia del “sono stato io a fare questo accordo”, non hanno ben analizzato il rovescio della medaglia. Dolosi perchè i più maligni potrebbero quasi pensare che vi siano degli accordi spudorati per far felici le grandi multinazionali dell’alimentare a scapito delle centinaia di migliaia di posti di lavoro persi nel settore e spingendo sempre di più verso una globalizzazione forzata, eliminando “naturalmente” tutte le altre concorrenze locali, che vivono vendendo eccellenze che danno fastidio alla GDO.

Torniamo sul discorso dell’ennesima etichettatura farsa ed inutile che Martina ha partorito: l’etichettatura sarà basata sulla falsa riga di quella del latte e derivati, cioè aggiungendo la ben poco utile dicitura “Riso Italiano”, “Riso da Paesi EU” e “Riso da paesi Extra EU”, questo per coltivazione e trasformazione.

Non vediamo accenno però alla obbligatorietà della stessa nei semilavorati, speriamo che sia presente almeno nei preparati a base di riso (!!), tipo le bustine di preparati tipo i risotti pronti, surgelati e similari.

L’articolo parla anche (al punto 2) di una richiesta di Clausola di salvaguardia… Un filo tardiva, dopo quasi 2 anni… oramai sono state fatte scorte per centinaia di migliaia di tonnellate, che certamente non faranno riprendere il mercato. Invece di mettere soldi in clausole poco utili, sarebbe stato meglio fissare delle quote limite di ingresso. Avrebbero senz’altro mantenuto il mercato ad un prezzo più basso si, ma non lo avrebbero spianato a questo modo, non si sarebbero fatte scorte del genere (in Italia abbiamo superato le 260.000 ton), che vanno ben oltre al fabbisogno e che manterranno i prezzi bassi causa mercato saturo. Il limite inoltre avrebbe permesso di far acquistare i quantitativi scorta alle grandi aziende alimentari, ma avrebbe comunque permesso ai nostri risicoltori di vendere poichè non si sarebbe fatto sittanto magazzino. Il mantenimento del reddito degli agricoltori fatto con PAC e incentivi una tantum, non è una soluzione, sta più prendendo la forma di ammortizzatori sociali, più che per il loro scopo iniziale che sarebbe dovuto essere un rientro delle spese.

Buona l’iniziativa di voler creare un asse politico di Paesi produttori dove la crisi del mercato ha colpito di più, il concetto dell’unione fa la forza potrebbe anche piegare la volontà Europea, anche se pensiamo che queste azioni dovrebbero essere preventive, oramai il buco nella diga è stato fatto e sembra che ora si stia cercando di arginarlo con dei fogli di carta.

Al punto 4 leggiamo che il MIPAAF ci riprova con le assicurazioni con le polizze ricavi, ma noi crediamo che la scarsa trasparenza di certe azioni e delle strane alchimie di palazzo dove la stessa persona siede in due posizioni dirigenziali tra politica ed ente erogatore, creino sempre la sensazione di “sporcizia” che proprio non riusciamo a levare anche sulla (possibili) buone intenzioni.

Altri 2 milioni di stanziamento al punto 5 che dovrebbero andare alla promozione della filiera (ma con la pubblicità? Ma perchè? C’è qualcuno che non conosce il riso?), testualmente scrive:

“L’obiettivo è quello di contribuire ad una maggiore conoscenza delle caratteristiche del prodotto e a un rilancio dei consumi di riso, valorizzando il lavoro dei produttori agricoli.”

… il fine è nobile, certamente nulla da eccepire, l’informazione al consumatore è giusto che ci sia e deve essere continua ed efficace, ma siamo certi che sia utile allo scopo? Sinceramente restiamo un pò perplessi su questo ultimo punto.

Insomma, preparatevi a vedere sulla scatole di riso con nomi tipicamente italiani le varie diciture “Riso proveniente da paesi Extra EU”, non faremo nomi per correttezza, ma vi immaginate quando la mamma anziana o la nonna vi chiederanno “Ma scusa, ma come fa ad essere estero che c’è su il nome italiano?”… eh, li sarà dura spiegargli che la classe politica europea non fa l’interesse del consumatore, ma solo quello delle Multinazionali del cibo…

Mauro Cappuccio
Segretario Generale
Insieme per la Terra