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E’ ormai pratica abituale delle industrie sementiere e degli agrofarmaci, quella di organizzare meeting sul territorio con tanto di banchetto faraonico gentilmente offerto a fine riunione. Come operatore in campo agricolo partecipo spesso e, ogni volta, sembra un remake degli incontri precedenti: stessa linea di comunicazione, stessi principi e stesso iter illustrativo. Con una situazione di forte congiuntura del mercato cerealicolo (e non solo), la preoccupazione primaria delle aziende in questione sembra quella di infondere tra noi imprenditori agricoli ottimismo su un futuro imminente, proiettando scenari plausibili con particolare attenzione al continuo inflazionarsi della denutrizione. Spiego meglio: basta un’attenta documentazione dello scenario economico e agricolo internazionale per farsi l’opinione secondo cui questa decantata sensibilità al tema della fame nel mondo di certe aziende produttrici di agrofarmaci e sementi, sia in realtà una ‘finta’ motivazione per spingere gli agricoltori a strizzare al massimo ogni singolo acro di terreno. E allora al…

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La  nostra terra… E’ tempo che noi tutti ci svegliamo dal torpore in cui viviamo da troppi anni e cominciamo a pensare a quanto ci rimane ancora della nostra amata terra. Per quanto continueranno a resistere i nostri contadini, agricoltori, allevatori, prima di perdere tutte le proprie risorse affettive, tramandate da generazioni e man mano sempre più vessate, tassate, inquinate, espropriate, per costruire sempre più , per inquinare sempre più , per distruggere quel poco che ancora ci resta e che ci fa chiamare ancor per poco ahimè “Il bel Paese”. E’ tempo che tutti i cittadini e tutta la popolazione italiana si interroghi su che fine farà la nostra terra, su che fine faremo noi, invasi da popolazioni barbariche e distruttrici, che cosa si possa mai fare per non soccombere, per non vivere con l’ansia, la paura ed i timori che ogni temporale potente, ogni tromba d’aria, ogni manifestazione…

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Cambiare mentalità, cambiare impostazione lavorativa, cambiare la nostra vita quotidiana. Tutto è possibile per noi giovani agricoltori che crediamo nell’uso delle tecnologie. Mettersi in discussione per migliorarsi e per migliorare il lavoro a cui abbiamo dedicato tempo e passione. Le linee tracciate dall’articolo di Giampaolo Colletti guardano senza esitazione al futuro. Lavorare la terra con smarphone e tablet. Perché la generazione dei nuovi contadini oggi è sempre più hi-tech. Lo sa bene Francesca Nadalini, 36enne imprenditrice agricola di Sermide, in provincia di Mantova. Il suo lavoro di coltivazione di angurie e zucche mantovane di alta qualità è fatto anche di tanta tecnologia. Grazie al digitale monitora costantemente il grado zuccherino dei meloni, quelli che poi esporta per il 30% in Inghilterra, Francia, Svizzera, Austria, Germania. «Oggi chi lavora la terra deve sapere anche di agronomia, economia, logistica. Tracciabilità e sicurezza alimentare sono alla base del nostro lavoro perché perseguiamo la…

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