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Non possiamo che fare i complimenti alla Coldiretti per aver eletto a Palazzo Rospigliosi il suo nuovo Presidente Nazionale Dr. Ettore Prandini; ovviamente non possiamo anche esimerci nel complimentarci con i soci della sindacale agricola per la generosità che dimostreranno verso la nuova Presidenza nel prossimo quinquennio. A cosa mi sto riferendo? Ovviamente al generoso stipendio che Prandini percepirà! 1.000.000 di euro l’anno X 5 anni = 5.000.000 di euro 2.739 euro al giorno Tre volte e mezzo lo stipendio del Presidente della Repubblica Italiana, 5 volte lo stipendio del Presidente USA Trump, 1.000 volte lo stipendio di un operaio Iveco. Servono solo 2.631.578 litri di latte per pagare lo stipendio annuale a Prandini, ovviamente considerando il latte bovino al prezzo di 0,38 cent/litro. Mentre le aziende agricole chiudono, mentre costa di più produrre eccellenze agricole che lasciare il terreno incolto, l’attività sindacale si conferma particolarmente redditizia, anzi molto redditizia.…

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Che gli Stati Uniti siano sempre stati “avanti” non è una novità, sappiamo che sono stati i primi ad andare nello spazio, sono arrivati sulla Luna, creano tanta tecnologia in ogni campo, hanno la Silicon Valley, le connessioni in fibra ottica in tutte le case, la TV via cavo e pure Rambo! Potevano quindi esimersi dal salvare il mercato del latte dal problema dei prezzi alla stalla? L’hanno fatto semplicemente facendo sparire… le stalle! Ebbene, cari allevatori italiani e non, eccovi la soluzione: Perfect Day, una fresca startup americana ha trovato il modo di fare il latte senza vacche! Leggetevi (e cercate di trattenere le risate per non svegliare i vicini) questo articolo di Agronotizie dove spiega che, possono ottenere latte da del lievito geneticamente modificato (aggiungendo sequenze di DNA di bovino). Preparate quindi i commercialisti alle chiusure delle vostre Aziende Agricole perchè siamo certi che a fiumi correranno a comprare del sano…

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A quanto pare non eravamo solo noi a pensare che questi trattati fossero delle gran porcate che non avrebbe portato nulla di buono, soprattutto per noi (ma fortunatamente Donald Trump guarda solo alla “sua” America) da questa parte dell’Oceano. Resteranno a bocca asciutta coloro che già facevano i conti di invaderci con lo scarto delle loro produzioni, come purtroppo accade con il Canada ed il CETA, che speriamo naufraghi come TTP e TTIP. Il Presidente Trump mette davanti a tutto e tutti, la forza economica e la sopravvivenza degli Stati Uniti, cercando di creare del protezionismo che, se portato all’estremo sicuramente non farà bene nemmeno a loro, ma se ben fatto, sicuramente aiuterà l’economia interna, favorendo l’occupazione, cosa che nel nostro Paese si fatica a capire evidentemente. Gli effetti del nostro sistema politico e finanziario sull’occupazione sono sotto gli occhi di tutti, le aziende italiane, quelle che sopravvivono, spostano le…

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L’articolo di Alberto Battaglia permette sicuramente di fare una importante riflessione sul ruolo degli Stati, nel caso in cui sottoscrivessero i trattati internazionali del TTIP e CETA. L’unica cosa certa è che il comune cittadino verrà spogliato di ogni diritto. Il TTIP, il TISA e il CETA, trattati commerciali in corso di negoziato o prossimi alla ratifica che, fra gli altri, coinvolgono l’Unione Europea e l’Italia, sono viziati da negoziati “privi di legittimazione democratica” e contengono aspetti che negano “la ragion d’essere” tanto dello stato, quanto dell’impresa. Quest’interpretazione, che da tempo caratterizza numerosi gruppi contrari alla globalizzazione, è anche quella dell’Esperto indipendente per la promozione dell’ordine internazionale equo e democratico delle Nazioni Unite, Afred de Zayas. L’autore cubano, attualmente docente di diritto internazionale presso la School of Diplomacy e International Relations di Ginevra (Svizzera), ha divulgato lo scorso 24 giugno la propria visione sui tre accordi internazionali che puntano ad…

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Oggi leggiamo che il Consorzio del Parmigiano Reggiano, unico a lottare contro le frodi alimentari del prodotto che tutela, ha smascherato e portato in sede stragiudiziale, una trentina (!!) di falsi. Fonte articolo: AGI – Dal Parmessano al Reggianto, tutte le imitazioni del Parmigiano Prendiamo dall’articolo, un estratto di quanto dichiarato dal Presidente del Consorzio, Alessandro Bezzi: “Gli interventi che abbiamo messo in atto rientrano in quell’attività di contrasto ai falsi che ci vede impegnati da molti anni e che negli ultimi 24 mesi abbiamo rafforzato ulteriormente soprattutto nell’ambito dei paesi extraeuropei. Proprio qui non solo si riscontra il maggior numero di quelle che rappresentano autentiche frodi per i consumatori e un danno per i nostri produttori, ma non esistono norme – al contrario di quanto abbiamo ottenuto dalla UE – che impongano alle autorità dei singoli Paesi un intervento drastico e d’ufficio a tutela delle Dop” Allora non siamo solo noi…

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Continuano gli antipasti del TTIP. Ora tocca al pecorino. Come fanno i nostri politici a non vedere la distruzione delle nostre eccellenze agroalimentari? Il menefreghismo verso le produzioni del primario, condito da incapacità amministrativa, ha trasformato la politica nostrana in una vera e propria barzelletta. Perchè il nostro Ministero, attraverso le ambasciate, non opera un’azione di controllo e di tutela del Made in Italy nel mondo? A voi la risposta, a noi la certezza della vergogna. Grazie all’articolo de Il Giornale potremmo appendere uno scorcio sulla realtà delle patacche. Sulla busta il nome “pecorino” e una mucca sorridente a fare da accompagnamento. Cosa c’entri un bovino con il pecorino romano, non si capisce. Ma è quello che si vede sulle confezioni dei prodotti “taroccati” negli Usa, in Cina e nell’Est Europa e poi venduti come italiani. Anche se di nostrano non hanno nulla. Pecorino, il made in italy in ginocchio Oggi…

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Gli scandali sull’olio non hanno fine, o meglio le multinazionali che gettano discredito sui brand italiani continuano a lavorare indecentemente. A dare la grave notizia è Teatro Naturale. Se qualcuno pensava che gli Stati Uniti avessero avviato una guerra commerciale con l’Italia olearia dovrà ricredersi. La FDA americana, il 16 marzo 2016, ha lanciato un’allerta su alcuni lotti (5251R, 5351R e 5551R) di olio extra vergine spagnolo, a marchio Carapelli e Bertolli, venduti dalla Deoleo Usa. Gli oli erano venduti in Massachusetts, Ohio, Wisconsin, Indiana, Mississippi, Arkansas, Oklahoma, Missouri, Arizona, Alabama, New Mexico, Texas, Florida, Iowa, Maine, Illinois, Virginia, New York, Pennsylvania, e Georgia. Negli oli incriminati, su cui pende un richiamo obbligatorio, sono state trovate tracce di trifloxystrobina e tebuconazolo. Si tratta di principi attivi fungicidi sistemici, largamente utilizzati proprio dall’olivicoltura iberica in particolare contro l’occhio di pavone, la cui presenza non è però ammessa nell’olio venduto negli Usa. Come…

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Cosa succederebbe se fosse già in vigore il TTIP? Viene sinceramente da porsi questa domanda nel leggere certe notizie che vengono dagli USA. Il sistema italiano di controlli preventivi su tutti i prodotti alimentari, dall’allevamento alla coltivazione, dalla lavorazione al prodotto finito, è il più efficiente, articolato ed impegnativo d’Europa. Come possiamo constatare dall’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano possiamo constatare che di tutt’altro genere è il sistema dei controlli preventivi realizzati negli USA, dove vengono realizzati prevalentemente controlli a posteriori. Dopo un’indagine durata un anno, il Dipartimento della Giustizia statunitense e sei agenzie federali hanno avviato cause civili e penali contro oltre cento produttori e distributori di integratori alimentari potenzialmente pericolosi, perché contengono ingredienti diversi da quelli indicati in etichetta o riportano indicazioni salutiste o per il trattamento di malattie, non supportate da adeguate prove scientifiche. Undici capi d’accusa sono stati contestati alla società texana USPlabs. L’azienda è stata…

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Secondo l’Ansa si avviserebbero un inizio di un serio problema commerciale con gli Stati Uniti d’America. – ROMA – Mentre le esportazioni di formaggi italiani crescono a doppia cifra sul mercato Usa (nei primi nove mesi 2015, +26,2% il fatturato, a 208,5 milioni di euro), le autorità statunitensi mettono in dubbio la sicurezza dei formaggi a latte crudo e potrebbero alzare barriere di cui farebbe le spese anche il prodotto italiano di qualità. “La riapertura della questione della sicurezza dei formaggi a latte crudo potrebbe portare gli Usa ad alzare nuove barriere nei confronti dei nostri grandi prodotti – osserva all’ANSA il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi – Se ciò avvenisse, anche il mercato statunitense – dopo quello russo – diventerebbe ‘out’ per alcuni dei nostri formaggi più esportati. Un altro duro colpo al nostro settore e al vero ‘made in Italy’”. Assolatte torna a ribadire “che l’eventuale presenza di…

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